giovedì 26 luglio 2007

Guggenheim Museum

Il Solomon R. Guggenheim Museum, che fa parte del cosiddetto Museum Mile, è ubicato a Manhattan, nell’Upper East Side, al n. 1071 della Fifth Avenue, tra la East 88th e la East 89th Street. Nel 1937 l’industriale del rame e collezionista Solomon R. Guggenheim, un ebreo di origine svizzera, istituì una fondazione finalizzata ad accogliere la sua collezione privata (la Guggenheim Collection of Non-Objective Paintings). Nel 1943 la baronessa Hilla Rebay von Ehrenwiesen affidò al celebre architetto Frank Lloyd Wright l’incarico di progettare per la Guggenheim Foundation (di cui era direttrice) una sede adeguata in grado di sostituire quella provvisoria in cui la preziosa collezione di arte astratta era ospitata dal 1939. I lavori di costruzione del museo ebbero inizio solo nell’agosto 1957, dopo numerosi diverbi sul progetto insorti tra Wright e il direttore della fondazione James Johnson Sweeney, succeduto nel 1952 alla baronessa Rebay. L’inaugurazione ebbe luogo nell’ottobre del 1959, sei mesi dopo la scomparsa dell’architetto Wright. Ulteriori spazi espositivi (tra cui la Tower Galleries, un edificio a dieci piani eretto dietro la costruzione originaria) furono ottenuti in seguito a lavori di ampliamento e di ristrutturazione diretti dall’architetto Charles Gwathmey e ultimati nel 1993. L’edificio appare esternamente come una spirale rovesciata in cemento bianco a quattro anelli che sale fino a una cupola di vetro a ca. 30 m d’altezza; all’interno la spirale si apre su di un vasto spazio centrale e viene percorsa dal visitatore partendo dall’alto e scendendo per una rampa elicoidale (lunga 432 m e con un’inclinazione del 3%) che si snoda lungo un spazio espositivo composto da oltre 70 nicchie e piccole gallerie in cui sono in mostra le opere d’arte del museo. La costruzione viene illuminata dalla luce naturale proveniente dalla cupola o da altre forme di luce indirette, sistemate lungo la rampa, mentre alcune delle opere esposte sono illuminate individualmente. La costruzione ospita anche un auditorium, una rotonda (dove al venerdì e al sabato, dalle 15.00 alle 20.00, si tengono le sessioni del World Beat Jazz), una caffetteria e un negozio di libri d’arte. Il patrimonio fisso del museo, illustrato da un ampio catalogo a disposizione dei visitatori, è costituito da opere d’arte provenienti da cinque grandi collezioni private: la Guggenheim Collection, la Tannhauser Collection (offerta dal mercante d’arte tedesco Justin K. Thannhauser), la collezione di dipinti espressionisti tedeschi di Karl Nierendorf, la raccolta di dipinti e di sculture dell’avanguardia storica di Katherine S. Dreier e la collezione di Minimal Art americana degli anni Sessanta e Settanta del conte Giuseppe Panza di Biumo; a esse si devono aggiungere le successive acquisizioni dei direttori e dei funzionari del museo, come le opere di Roy Lichtenstein e di Joseph Beuys. In tutto il Guggenheim possiede 5.000 tra dipinti, sculture e lavori su carta del periodo compreso tra l’Impressionismo e i giorni nostri, un cospicuo patrimonio che può venire esposto solo parzialmente e a periodi alterni. Nel Guggenheim, infatti, si organizzano annualmente almeno cinque o sei mostre straordinarie che, per la loro ampiezza e importanza, tendono a occupare tutto o quasi lo spazio espositivo disponibile. Tra i pezzi più significativi che appartengono al patrimonio del museo vanno ricordate senz’altro la più grande collezione al mondo delle opere di Kandinsky (Quadro chiaro n. 188, 1913; Autunno, 1914; Inverno, 1914; Due lati rossi n. 437, 1928), oltre a opere di Henri Rousseau (Artiglieri, 1895; Una partita a calcio, 1908), di Delaunay (Tour Eiffel e Saint Séverin, 1912), di Braque (Violino e paletta; Pianoforte e liuto, 1910), di Picasso (Suonatore di fisarmonica, 1911; Mandolino e chitarra, 1924), di Léger (Fumatore, 1911; La grande parata, 1954), di Chagall (Parigi attraverso la finestra, 1913; Il violinista verde, 1918), di Marc (Cavalli dormienti, 1913), di Mondrian (Composizione 7, 1913), di Kokoschka (Il cavaliere, 1915), di Feininger (Gelmeroda IV, 1915), di Modigliani (Nudo, 1917; Pullover giallo, 1919), di Klee (Danza, mostro, al suono della mia canzone, 1922; Rivoluzione del viadotto, 1937), di Rauschenberg (Red Painting, 1953), di Pollock (Ocean Greyness, 1953) e di Dubuffet (Porta con alghe, 1957; Nunc Stans, 1965). Del patrimonio del Guggenheim fa parte anche l’ultima opera dell’artista pop Andy Warhol, una serie di stampe con automobili Mercedes. Un’esposizione permanente in un settore del museo al di fuori della rampa centrale è dedicata alla Tannhauser Collection, comprendente 75 opere impressioniste e post-impressioniste tra cui dipinti di Daumier (Il giocatore di scacchi, 1963), Pissarro (Les coteaux de l’Hermitage à Pontoise, 1867), Renoir (Donna con pappagallo, 1872 ca.), Manet (Davanti allo specchio, 1878), Cézanne (Madame Cézanne, 1885-1887 e L’orologiaio, 1895-1900), Van Gogh (Montagne presso Saint-Rémy, 1889), Toulouse-Lautrec (Au Salon, 1893), Picasso (Le moulin de la Gallette, 1900; Due arlecchini, 1905; Tre bagnanti, 1920) e sculture di Degas (Ballerina, 1882-1885), Brancusi (Sorcière, 1916), Archipenko (Medrano, 1915) e Arp (Crescere, 1938). Esposizioni complementari e mostre di opere di nuovi artisti possono essere visitate presso il Guggenheim Museum SoHo, al n. 575 di Broadway all’angolo con la Prince Street. Questa “filiale” del museo di Fifth Avenue, inaugurata nel 1992, ha sede in un ex magazzino della fine dell’800 trasformato dall’architetto Arata Isozaki in un ampio spazio espositivo di ca. 3.000 metri quadrati. Di recente il museo ha subìto alcuni lavori di ristrutturazione (completati nel 1996) che lo hanno trasformato, anche grazie alla sponsorizzazione dell’ENEL italiana e della Deutsche Telekom, in uno spazio destinato all’esposizione di opere e apparecchiature ispirate alla più moderna tecnologia informatica e multimediale.

martedì 17 luglio 2007

Progetto R&S - FUEL CELLS - H2&DIGEN

Soggetti attuatori
1. CRS4 surl – Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna
2. Consorzio Pisa Ricerche
3. CNR-IRC Napoli
4. Università degli Studi di Genova
5. EniTecnologie spa (San Donato Milanese)
6. Enel Produzione spa
7. Riello spa (Legnago)
8. Università degli Studi di Napoli

Descrizione
L'idea di fondo di questo progetto è quella di integrare sistemi di produzione di idrogeno innovativi con impianti di generazione termoelettrica alimentati con combustibili fossili/biomasse o sistemi di termovalorizzazione di residui/rifiuti. Si tratta di sviluppare ricerche e sperimentazioni che consentano di realizzare sistemi di produzione di idrogeno e separazione di CO2 presso siti che impieghino combustibili tradizionali e non, con l'obiettivo di ridurre al minimo il costo di produzione di questo nuovo vettore energetico e di minimizzare l'impatto ambientale. Un elemento necessario per sviluppare quest'idea è la determinazione dell'intervallo di purezza dell'idrogeno prodotto che influenza le prestazioni dei sistemi finali che lo utilizzano. Noto il livello di purezza, il punto fondamentale da studiare è l'integrazione tra il sistema di produzione di idrogeno e i sistemi che tradizionalmente impiegano i combustibili di partenza, studi che permettono di selezionare i processi più idonei e/o sviluppare nuovi processi e nuove tecnologie di produzione particolarmente economiche ed ambientalmente compatibili. Per quanto riguarda la purezza è necessario valutare il comportamento dei diversi componenti destinati all'impiego dell'idrogeno. In linea di principio i sistemi che possono utilizzare idrogeno nella generazione elettrica distribuita sono le microturbine, le celle a combustibile, i sistemi termofotovoltaici e i motori Stirling. Mentre per le celle, stante l'attuale tecnologia, è necessaria un'elevata purezza, per le microturbine e gli altri microgeneratori questa caratteristica è meno stringente. Va comunque considerato che la combustione di idrogeno nelle turbine a gas produce ossidi di azoto in quantità maggiori che nella combustione a metano per cui vengono investigati, per raggiungere l'obiettivo zero emission, il processo di combustione catalitica, nonché quegli accorgimenti (staging, premiscelazione) propri delle combustione low-NOx.
Le attività saranno prevalentemente di tipo sperimentale e saranno svolte su impianti di piccola taglia già esistenti o da realizzare ad hoc impiegando strumentazione e sistemi di analisi specifici. L'attività sperimentale sarà affiancata da una consistente modellistica matematica tesa a simulare i processi per approfondirne gli aspetti più critici e valutare le problematiche della dinamica e dello scaling up dei processi.
Il progetto si sviluppa secondo tre aree:
A) Produzione dell'idrogeno,
B) Utilizzazione dell'idrogeno per la generazione elettrica distribuita e
C) Valutazioni Tecniche Economiche e Ambientali.

Obiettivi
Uno scopo del progetto è quello di integrare sistemi di produzione di idrogeno innovativi con impianti di generazione termoelettrica alimentati con combustibili fossili/biomasse o sistemi di termovalorizzazione di residui/rifiuti. Questo scopo sarà perseguito sviluppando ricerche e sperimentazioni che consentano di realizzare sistemi di produzione di idrogeno e separazione di CO2 presso siti che impieghino combustibili tradizionali e non. Obiettivo finale del progetto è quello di ridurre al minimo il costo di produzione di questo nuovo vettore energetico, l'idrogeno, e di minimizzare l'impatto ambientale.

Risultati attesi
1. Sistemi integrati di produzione dell'idrogeno con impianti di generazione termoelettrica.
2. Sistemi di purificazione dell'idrogeno ottenuto da processi di reforming.
3. Modelli di analisi dei dispositivi combustivi dell'idrogeno a bassa temperatura.
4. Modelli di analisi dei dispositivi di cleaning dell'idrogeno.

Finanziamenti
MIUR – Fondo Integrativo Speciale per la Ricerca (FISR).

Tempi di realizzazione
Tre anni.

Data inizio: 1 gennaio 2006
Data fine: 31 dicembre 2007.

venerdì 13 luglio 2007

FESTARCH Il Primo Festival di Architettura in Sardegna

Il primo FESTARCH della Sardegna si è tenuto a Cagliari per tre giorni (29/30 giugno e 1° luglio) presso la ex-Manifattura Tabacchi e al Lazzaretto di Sant’Elia (con una appendice nella Facoltà di Ingegneria), e un’altra parte quasi in contemporanea ad Alghero (il 2 luglio), nella Facoltà di Architettura, per parlare di architettura, del paesaggio e del futuro del mondo.
Il Festiva ha visto la partecipazione di architetti, progettisti, fotografi, artisti e filosofi tra i più importanti della scena internazionale, con la presenza di ben quattro premi Pritker:
Rem Koolhaas, Paulo Mendes da Rocha, Zaha Hadid e Jacques Herzog.
Se devo essere onesto, questo primo Festival ha disilluso molto le mie aspettative, sopratutto perché hanno concentrato troppi eventi in pochi giorni.
Per esempio, il 29, il giorno dell’apertura all’ex-Manifattura c’erano quattro eventi in contemporanea:
1° Sala: presentazione dell’evento e proiezione della storia della ex-Manifattura Tabacchi; confronto tra centri europei dedicati alla cultura e alla creatività nella trasformazione e utilizzo di alcune aree industriali dismesse in alcune parti dell’Europa;
2° Sala: incontro con il teorico francese del paesaggio Gillies Clément;
3° Sala: conversazione con architetto giapponese Kengo Kuma, che racconta alcuni progetti recenti tra Cagliari e Tokyo;
4° Sala: mostra fotografica e incontro con alcuni dei fotografi più celebri italiani.

Quindi una persona non poteva seguire più di un evento per volta, dovendo scegliere una presentazione e rinunciando alle altre (a malincuore da parte mia ).
Non parliamo poi dell’enorme spesa (oltre 500.000 €) che è stata fatta per il rimborso delle spese di viaggio, vitto e alloggio dei prestigiosi ospiti a questo Festival.
Per chi volesse vedere il sostanzioso programma della manifestazione: http://www.festarch.it/

Carta della Sardegna sotto un'intonaco

Nella cattedrale di Cagliari il mese scorso è stata scoperta, sotto un'intonaco un carta dell'isola risalente al 1500. Ne parliamo qui sul blog perchè il merito di averla scoperta va ad un nostro docente universitario, il Prof. Giampaolo Marchi, docente del corso di Estimo della facoltà di Ingegneria Edile (e Architettura), nell'università di Cagliari. Il 14 Giugno ha tenuto una conferenza nella quale ha raccontato il suo stupore quando durante dei lavori, sotto un'intonaco è comparso l'affresco: "Mi trovavo in Cattedrale per motivi estranei a questa ricerca e mai avrei potuto immaginare una sorpresa simile...L’affresco è da attribuire a Geronimo Ferra Pintor e risale al periodo tra il 1570 e 1576, durante la reggenza del Vicerè Conte d’Elda. Tra gli elementi indicativi per la datazione compare anche lo scudo di Filippo II". Prof. Marchi ha poi continuato con la sua esposizione: "Le fonti documentarie fanno spesso riferimento alla carta, che è stata oltretutto cercata a più riprese dallo stesso Filippo II, nelle convinzione fosse stata realizzata su un supporto cartaceo. Invece, la sorpresa: è un vero e proprio dipinto. Ecco il motivo per cui era introvabile negli archivi. c’è sempre stata Chissà quante persone l’avranno osservata distrattamente, senza comprenderne o intuirne il significato e il valore....Purtroppo è solo una parte della carta e la lettura non è immediata. Il resto dell’opera è stato eliminato in seguito all’inserimento delle bifore". Nell'articolo di M. Lampis (pubblicato il 15 giugno 2007 su L'unione Sarda), dal quale abbiamo preso la dichiarazione di Marchi e la foto a lato, c'è dell'altro. C'è una scoperta nella scoperta: sembra che dietro l’affresco si nasconda un altro dipinto raffigurante la cattedrale. Molto presto Marchi pubblicherà il suo studio e potremmo leggere in modo approfondito questi suoi nuovi studi.